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La lingua dell’amore non ha bisogno di traduzioni

La nostra comunità di Scutari (Albania) nei giorni 18-21 giugno ha ricevuto la gradita visita di un gruppo di amici di diverse età ed esperienze, provenienti da Bitonto (Puglia), membri dell’UNITALSI, che già da alcuni anni vengono a prestare il loro generoso e pratico servizio presso il nostro Centro Pastorale a Fermentim, risistemando alcuni ambienti, portando in dono per questa porzione di popolo albanese viveri, indumenti e altro che può servire nel quartiere, e ogni volta è per noi un dono la loro testimonianza di amici, fratelli, missionari generosi e gioiosi.

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Di seguito riportiamo la testimonianza di Vincenzo, il responsabile del gruppo, il quale ci racconta anche come è nata la relazione con le Pastorelle di Scutari. Ringraziamo il Signore per la fraternità che abbiamo vissuto in quei giorni, per la visita amorevole che abbiamo ricevuto e affidiamo a Maria il cammino di Vincenzo e il gruppo, perché possano continuare a vivere la loro missione di servizio, di carità, di prossimità ai più poveri con fede e gioia. Grazie!

 

“Enzo, devi andare in Albania, dove troverai una comunità di suore Pastorelle. Porta qualcosa... qualunque cosa sarà utile. Questo è l'indirizzo, troverai una suora italiana che si chiama suor Loredana Canzian insieme ad altre consorelle e stanno alla periferia di una grande città. Organizzati e fammi sapere”. Era don Ubaldo Aruanno, anziano sacerdote, che aveva conosciuto suor Loredana quando era in curia a Bari. E partimmo in tre, come il cieco con la cozza in mano che arrivò fino a Taranto. Era il 26 maggio del 2017. E da allora non ci siamo fermati più, perché è come tornare a casa nostra.

 

Tornando dalla nostra sesta missione in Albania, portiamo nel cuore non solo i luoghi visitati, ma soprattutto i volti incontrati. Volti che forse non conoscevano le nostre parole, ma che ci hanno insegnato qualcosa di più grande: che la comprensione vera non ha bisogno di lingua, perché nasce dal cuore.

 

Abbiamo parlato con gli occhi, ci siamo abbracciati con i sorrisi, ci siamo riconosciuti nel silenzio. Ogni gesto, ogni sguardo, è stato un ponte tra mondi diversi ma uniti da un’unica umanità. In quelle differenze, abbiamo scoperto un’intimità profonda, una comunione che solo l’autenticità può generare.

 

E proprio lì, in quella semplicità, abbiamo riconosciuto la presenza di Dio: nel volto di un bambino che sorrideva senza chiedere nulla, nella mano tesa di chi ha poco ma dona tutto, nella gioia silenziosa di chi ci ha accolti senza conoscerci.

 

Ma questo viaggio ci ha donato anche qualcosa di inaspettato e prezioso: l’unione tra di noi. Persone diverse, con storie diverse, che si sono incontrate per caso — o forse per provvidenza — e che si sono scelte ogni giorno nella condivisione, nella fatica, nella preghiera e nella gioia. In mezzo alla polvere e al sole, tra una risata e un gesto silenzioso, è nato un legame profondo che non si scioglie con il ritorno, perché ha radici nel bene fatto insieme.

 

E poi, nel silenzio del rientro, ci siamo accorti di quanto tutto questo fosse vivo dentro di noi. Di quanto fossimo cambiati, ma più autentici. Ci siamo sentiti come in “quel momento magico dopo i preparativi, in cui la barca prende il mare e ci si sente vivi, con solo l’orizzonte come limite”. È proprio così che siamo partiti. E ora, guardandoci indietro, comprendiamo che il nostro orizzonte si è allargato.

 

“Ricordati di vivere”, ci ricorda Jovanotti, “e un testimone complice e invisibile, ed un sorriso antico come viatico”. Quel sorriso l’abbiamo incontrato. Ce lo siamo scambiati. E ora lo portiamo dentro, come una promessa che non si spegne.

 

Siamo partiti per donare, ma siamo tornati trasformati. Con il cuore colmo di vita, e con la certezza che quando l’amore guida, l’incontro diventa miracolo.

 

Grazie, Albania, per averci insegnato che la lingua dell’amore, della dignità e della speranza è universale. E non ha bisogno di traduzioni.

Comunità di Scutari - Albania


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