“ATTRAVERSA LA VITA”
«Attraversa la vita» è il titolo della missione popolare sulla Parola di Dio vissuta dagli animatori dell’equipe Sui passi di Paolo della Famiglia Paolina con 16 giovani provenienti da diverse zone dell’Italia a Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza, dal 18 al 25 agosto 2024.
La prima parte della settimana è stata caratterizzata da momenti di riflessione, preghiera e formazione. Ripercorrendo alcuni episodi della vita di San Paolo ci siamo chiesti come attraversare i momenti della nostra vita, in particolare quelli più difficili e quale senso-direzione desideriamo dare al nostro camminare. Attraverso varie attività e l’ascolto di alcune testimonianze ci siamo interrogati su cosa significa essere missionari.
Ricomponendo un puzzle con il volto di Gesù, abbiamo fatto memoria che, come dice Papa Francesco, «Ciascuno di noi è una missione nel mondo, perché frutto dell’amore di Dio. Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da sé stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita».
E partendo da questa consapevolezza nella seconda parte della settimana abbiamo animato diversi momenti di adorazione, di condivisione del Vangelo, di attività e giochi per bambini, giovani e adulti. «Il Signore accende le lampadine in avanti man mano che si cammina…non spreca la luce… ma dà sempre luce a tempo opportuno». (Beato G. Alberione)
sr Irene Tollini, sjbp
Le parole di alcuni giovani esprimono bene come l’esperienza ha illuminato il loro cammino:
«È possibile che andando incontro agli altri, correndo da una parte all'altra della città, tenendo una tabella di marcia impegnatissima, è possibile che facendo tutto ciò uno ritrovi se stesso?
Non posso non pormi questa domanda dal momento che, tornata dalla missione, ciò che mi è rimasto maggiormente non sono gli strascichi di stanchezza ma la serenità nel cuore. Ritorno a casa piena di volti, di storie, talvolta anche molto personali, delle persone che abbiamo incontrato, persone che forse desideravano in cuor loro essere incontrate da qualcuno, desideravano aprire il cassetto dei loro ricordi, delle loro paure, delle loro ferite, e di fronte a questo atto estremo di fiducia, non si può rimanere indifferenti. Abbiamo ascoltato, talvolta senza aggiungere altre parole. E questi incontri non ci hanno sottratto energia, anzi, ci hanno riempiti di gioia e di pace. Non sappiamo e non sapremo mai quale sarà l'effetto della nostra presenza lì, sarebbe presuntuoso pretendere di saperlo. Umilmente ci siamo messi al servizio di Dio, per qualche giorno siamo stati strumenti nelle Sue mani. Abbiamo seminato e aprendo le braccia verso il prossimo, abbiamo lasciato che Dio entrasse ancora di più dentro di noi. Abbiamo incontrato il prossimo ma abbiamo anche incontrato Dio e chi sa, magari anche il prossimo ha incontrato Dio». (Cecilia)
«La Missione popolare è stata il luogo in cui ho potuto riscoprire alcuni aspetti della mia vita spirituale, ma anche dove si sono aperti nuovi orizzonti e riflessioni, grazie ai miei compagni missionari e agli animatori della Famiglia Paolina. Tante erano le domande dentro di me, soprattutto sulla mia prospettiva di vita e sulla mia vocazione, di fronte alle quali le meditazioni mi hanno dato modo non di dare risposte, quanto piuttosto di capire in quale direzione orientare la mia vita per poter individuare quel “luogo in cui sono felice con Dio”. Tutto ciò rappresenta, secondo me, la base per poter andare incontro agli altri e testimoniare quello che realmente si percepisce, come l’amore di Dio per la propria vita, così da gettare il seme affinché possa fruttificare anche nella vita degli altri. Partecipare alla Missione ha quindi comportato per me una vera e propria conversione, grazie alla quale ho potuto sperimentare, assieme ai miei compagni, il coraggio della fede ed essere un po’ più testimone di ciò che ha toccato e trasformato la mia vita». (Claudia)
«Sono partita con una frase di Chiara Lubich che risuonava in me: “Abbiate un cuore largo che ama tutti". I giorni di missione sono stati giorni privilegiati in cui poter iniziare e finire la giornata incontrando la Parola del giorno, non da sola, ma con altri giovani come me. Sono stati giorni in cui sperimentare che la Parola corre dove vuole e che io posso prestarle la mia timida voce per farla andare più veloce. Soprattutto ho visto davvero quel tesoro che il Signore continua ad affidarmi ogni giorno. Quella Chiesa che voglio amare e servire era lì, mi circondava, ed aveva inspiegabilmente bisogno di me. Non era solo nella Celebrazione Eucaristica, nella Parola, nell’Adorazione ma in modo particolare lì nelle persone che incontravo e da cui mi lasciavo incontrare. Il Signore sembrava dirmi: “Vuoi servire e amare la Chiesa? Ecco chi è la Chiesa. Quelle persone, storie e desideri. Servirai e amerai Me in loro.” Mi riporto a casa tanti nuovi fratelli e sorelle che, tra una camminata al mare o nel silenzio della notte, mi hanno raccontato parte della loro vita, i loro sogni e le loro fatiche. Torno con questo grande bagaglio da affidare continuamente al Signore! Un bagaglio che mi terrà unita a loro anche adesso che ognuno è nella propria casa dall’altra parte d’Italia. Ecco allora che quella frase che risuonava in me ha assunto un significato particolare. Avere quel cuore largo significa incontrare e servire quei fratelli che il Signore mi pone accanto, scoprendo che è lì che mi sta aspettando e lì mi insegnerà ad amare». (Lucia)
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